Chi siamo


Il 17 marzo 2011 abbiamo costituito l’ Associazione Culturale “Il Pellegrino”.
Un piccolissimo gruppo di persone che, attraverso  semplici circostanze (l’incontro con persone detenute che hanno ricominciato a prendere sul serio loro stessi, i loro dolori e i loro desideri ,  l’incontro con le loro famiglie, le assistenti sociali, gli  educatori, gli uomini e le donne della polizia penitenziaria  etc), sono stati provocati  a dire di sì  alla realtà e si sono lasciati mettere in movimento dalla bellezza della gratuità.
Ciò che è nato  è il tentativo di condividere il  bisogno quotidiano di un senso del proprio  respiro, delle proprie sconfitte, delle proprie  gioie, di tutta la propria giornata,  e, su tutto, la misericordia dalla quale ciascuno di noi è abbracciato.
Per noi la fonte è l’esperienza cristiana, ma  anche per chi non la riconosce appieno, essa è diventata  la possibilità di gustare i frutti di un’amicizia e di una fraternità  tanto inaspettata quanto gioiosa e feconda.


Perche’ “Il Pellegrino”? Perché “Pellegrino Thorvald” ?

“…..Un pellegrinaggio può definirsi come un – viaggio verso un luogo sacro, intrapreso per motivi religiosi-. Tra i cristiani, soprattutto in Occidente, tali – motivi religiosi- erano sempre più legati al desiderio di espiazione e alla speranza di ottenere il perdono per i peccati commessi. Tra quanti intraprendevano il lungo viaggio ve n’erano alcuni che speravano nella remissione dei peccati di una vita intera, nessuno dei quali particolarmente grave. Tra IX e X secolo, tuttavia, le file dei pellegrini erano state ingrossate da coloro a cui il confessore aveva detto che l’unica speranza di espiare le loro colpe era compiere un pellegrinaggio, o anche più di uno, a Gerusalemme. A Thierry conte di Treviri, per esempio, che aveva assassinato il suo arcivescovo nel 1059, il confessore impose di partire in pellegrinaggio, e il conte partì.
Il pellegrino più tristemente noto più tristemente noto fu forse Folco III d’Angiò (972-1040), a cui furono inflitti come penitenza ben quattro pellegrinaggi in Terra Santa, il primo dei quali per aver arso viva sua moglie, che ancora indossava l’abito nuziale, dopo averla accusata di essersi concessa a un pastore di capre. Tutto sommato, quattro pellegrinaggi dovettero essere perfino pochi, visto che Folco era – un bandito, un assassino, un ladrone pronto a depredare chiunque, uno spergiuro, con un’indole invero terrificante e pronta a diaboliche malvagità……Bastava che si accorgesse che un vicino aveva più terre che subito si lanciava a razziarle, saccheggiando, devastando, stuprando e uccidendo. Niente poteva fermarlo-. Ciò nonostante, quando si trovava davanti al suo confessore, Folco – si abbandonava a stravaganti dimostrazioni della più pia devozione-.
Il caso di Folco III d’Angiò rivela uno degli aspetti fondamentali dei pellegrinaggi cristiani di epoca medievale: i cavalieri e i nobili del mondo cristiano erano tremendamente violenti, pronti a commettere i più orrendi peccati e al tempo stesso  traboccanti di autentico sentimento religioso! Come afferma Sidney Painter (1902-1960): - Il comune cavaliere era un selvaggio, brutale e avido. Al tempo stesso, però, era anche, a modo suo, un grande devoto-. Di conseguenza, nobili e cavalieri avevano bisogno cronico di espiazione ed erano propensi ad accollarsi il peso della penitenza che li avrebbe redenti dai suoi peccati; inoltre, era comunemente accettata l’idea che per crimini così orrendi soltanto un pellegrinaggio poteva offrire la speranza del perdono. Consideriamo per esempio alcuni passi del Codice di Canuto, redatto attorno al 1020 e attribuito a Canuto il Grande, re vichingo d’Inghilterra e Danimarca:

39. Chiunque uccida un ministro dell’altare è da considerarsi fuori legge davanti a Dio e davanti agli uomini, a meno che egli non cerchi di espiare profondamente il suo gesto criminoso con pellegrinaggio.
(…..)
41. se un ministro dell’altare commette omicidio o si macchia di altro crimine s’ orrendo, abbandonerà il suo ordine religioso e la sua terra e partirà in pellegrinaggio.

Sul finire del X secolo, il grande e potente ordine monastico dei benedettini di Cluny costruì foresterie e locande lungo tutto il percorso dai tanti pellegrini che si recavano in Oriente. I fedeli erano soliti riunirsi in gruppi di un migliaio di persone e si hanno notizie di una schiera di pellegrini di sesso maschile (tra cui numerosi vescovi) partiti in 7000 dalla Germania e poi aumentati ulteriormente di numero grazie ai piccoli gruppi che probabilmente si unirono a loro durante il cammino. Questa folta comitiva di penitenti fu attaccata sia all’andata che al ritorno da  predoni beduini, tanto che alla fine soltanto 2000 pellegrini fecero ritorno alle loro case sani e salvi.
Verso il X secolo iniziarono ad arrivare in Terra Santa anche molti pellegrini dalla Norvegia, benché a quei tempi la maggior parte della popolazione norvegese fosse ancora pagana. – La maggior parte dei pellegrini scandinavi preferiva fare un viaggio circolare passando all’andata attraverso lo Stretto di Gibilterra e tornando via terra attraverso la Russia- . Come per i franchi, i norvegesi convertiti al cristianesimo erano – molto devoti a Cristo, forse meno ai suoi comandamenti- .  Tra i pellegrini scandinavi ricordiamo Thorvald il Grande Viaggiatore, un vichingo che si era convertito alla fede cristiana e aveva poi – cercato di predicare la Buona Novella ai suoi conterranei nel 981 - . Nel 990 Thorvald partì in pellegrinaggio dall’Islanda per espiare l’assassinio di due poeti che nei loro versi  avevano schernito la sua fede e di un altro uomo che aveva schernito i suoi sermoni. Dopo aver visitato i luoghi santi, Thorvald si dedicò all’opera di evangelizzazione in Russia, presumibilmente senza uccidere altri pagani. (…..)

(R. Stark “Eserciti di Dio. Le vere ragioni delle crociate” ed Lindau 2010 pp 125-128)